Alcune mamme sostengono che i paracapezzoli abbiano salvato il loro allattamento. Qualsiasi cosa possa essere utile alle madri per non mollare il prezioso intento è, almeno da parte mia, ben accetto. Ma non possiamo – dopo aver parlato a lungo di pro e contro di questi strumenti – dire che sia semplice interrompere il loro uso o dire che siano adatti allo scopo per cui nascono.
Paracapezzoli, un’interferenza nell’allattamento
Facendo un’indagine tra le mamme che hanno utilizzato i paracapezzoli, mi sono accorta di come solo pochissime tra loro siano riuscite ad allattare senza inconvenienti. Molte, infatti, sono finite per dover cedere all’allattamento misto o per interromperlo precocemente.
Le madri – nel difficile momento successivo alla nascita del loro bebè – vengono spesso indotte a pensare di avere un problema fisico contrario all’allattamento (come il “poco latte”, i “capezzoli inadeguati”). Questo fa loro credere di dover rinunciare alla loro impresa per non penalizzare il neonato.
In verità, l’allattamento ha molte chance di partire e proseguire bene, ma solo se al bambino viene offerta l’opportunità di un buon attacco al seno. Se il modo in cui l’areola della mamma – compresa di capezzolo – si inserisce nella bocca del piccolo è corretto, il successo è assicurato. Viceversa, i paracapezzoli in silicone rappresentano – di fatto – un elemento di interferenza tra areola/capezzolo e cavo orale del neonato. Con il loro uso, la piccola bocca del bambino non riesce a bloccare il seno materno e la suzione avviene solo sul cono in silicone, con movimenti a pistone in entrata e uscita.
Perché le mamme usano i paracapezzoli?
Le mamme usano i paracapezzoli perché:
- vengono loro erroneamente consigliati sin dal corso pre-parto, dove il personale dovrebbe invece essere preparato ad assicurare e salvaguardare l’allattamento naturale;
- offrono il seno al momento della nascita, in sala parto, già munite di questi strumenti, pensando di semplificare così l’allattamento;
- il neonato ha difficoltà nell’attacco;
- il seno ha delle ragadi dolorose;
- temono di avere dei capezzoli poco sporgenti (chiamati erroneamente “piatti”);
- hanno i capezzoli introflessi;
- il bebè viene ricoverato e la madre – alla quale talvolta viene negata l’opportunità di rimanere con il figlio – non riesce più ad allattare un bambino ormai educato al biberon;
- il piccolo è prematuro (in questo caso, il neonato dovrebbe poter accedere al seno materno il prima possibile, senza uso di paracapezzoli) e, in alcuni casi clinici, meriterebbe una specifica consulenza professionale.
Bisogna ricordare che…
- Sarebbe opportuno non consigliare mai i paracapezzoli ai corsi pre-parto.
- Sin dalla nascita, il bebè è in grado di ciucciare molto bene.
- Se esistono delle difficoltà di attacco, occorre chiedere aiuto al personale specializzato quanto prima.
- Le ragadi sono causate da un attacco errato del bambino al seno e spariscono rapidamente dopo la sua correzione e con il supporto di creme adeguate.
- Il capezzolo non deve essere necessariamente sporgente per consentire l’allattamento naturale.
- Se ai capezzoli introflessi si aggiungono i paracapezzoli, il seno materno ha più difficoltà nel fornire latte al bambino.
- Se il neonato è già abituato al biberon, bisogna subito cercare l’aiuto di un consulente professionale per riportarlo al seno.
- Non tutti i paracapezzoli sono adatti ad ogni capezzolo.
- Se lo si utilizza si deve programmare come toglierlo.
Liberarsi dei paracapezzoli in “semplici” passi
Per interrompere l’uso dei paracapezzoli bisogna intanto porsi delle domande, capire la motivazione per la quale si è ricorsi a questi (vedi punti precedenti).
Ma poi occorre che si cerchi un nuova posizione di allattamento “pelle a pelle” per offrire l’opportunità di un cambiamento al bambino. Tre le più comode ricordiamo: la Biological Nurturing (BN), in cui la mamma si trova semi inclinata, appoggiata su dei cuscini, mentre il bebè rimane con la pancia aderente alla sua, approfittando della gravità per cercare di prendere il seno; la posizione trasversale, che guida il piccolo direttamente al capezzolo (in questo caso la madre deve tenere il seno con la propria mano – schiacciandolo quasi come fosse un panino – nel momento in cui lo porge al figlio, per tentare di ottenere un attacco profondo); la posizione distesa di fianco.
Per l’interruzione dell’uso dei paracapezzoli sono di prezioso aiuto anche alcune semplici strategie. Per esempio, si può iniziare la poppata come di solito – ovvero con il loro ausilio – per poi toglierli nel momento in cui il piccolo decide di fare una piccola pausa. Inoltre, durante il sonno è solitamente più semplice fare a meno dei paracapezzoli, perché il neonato è meno vigile sui dettagli, non è disturbato dall’ambiente e si mostra naturalmente più istintivo e sereno. Se non si riesce autonomamente a liberarsi di questo strumento, è opportuno interpellare una consulente IBCLC per avere una valutazione a 360 gradi della poppata e per trovare insieme la soluzione adatta.