Il rischio di prematurità rappresenta una delle maggiori preoccupazioni per le donne in gravidanza e per i medici che le seguono. Ma cos’è esattamente un parto prematuro? Quali esigenze hanno i bambini prematuri e come affrontare eventualmente questa condizione? È possibile alimentarli con il latte di mamma?
Bebè prematuro, quando è considerato tale
Un neonato è considerato prematuro se la sua nascita avviene entro le prime 37 settimane dall’amenorrea. Ma non tutti i prematuri presentano le stesse condizioni al momento del parto, visto che l’arco di tempo considerato è molto variabile.
In linea generale, un bebè prematuro ha tante più possibilità di sopravvivenza quanto più è rimasto nel grembo materno e, in ogni caso, il “calvario” che si trovano affrontare i genitori a cui capita quest’evenienza è molto difficile e spesso inatteso.
I gradi di prematurità
Esistono tre gradi di prematurità:
- estrema, quando il parto avviene prima delle 28 settimane. In questo caso il piccolo può essere curato soltanto negli ospedali dotati di reparto di maternità di terzo livello, dotati delle più sofisticate tecnologie;
- grave, quando il parto avviene tra la 28esima e la 32esima settimana di amenorrea. Anche in questo caso, il bambino necessita di un’unità di terapia intensiva neonatale;
- media, quando il parto avviene tra la 32esima e la 36esima settimana di amenorrea. Se il bebè nasce tra la 35esima e la 36esima settimana, non sempre occorre la terapia intensiva. Se le sue condizioni lo consentono, può rimanere nel reparto di neonatologia senza l’ausilio dell’incubatrice, con un attento monitoraggio sanitario.
Oggi la sorveglianza medica dei nati prematuri si serve di tecnologie d’avanguardia che consentono un’assistenza migliore rispetto al passato. E anche di integrare, il più possibile, la presenza dei genitori.
I problemi più frequenti
I nati tra la 32esima e la 35esima settimana di gestazione sono più fortunati di coloro che nascono ancora prima, ma possono ugualmente presentare problemi dovuti al mancato funzionamento degli organi ancora immaturi per affrontare la vita fuori dall’utero.
Essi hanno spesso:
– problemi respiratori, perché i polmoni non sono completamente sviluppati e hanno difficoltà a incamerare ossigeno, perché non producono abbastanza tensioattivo (sostanza che consente alle vie aeree di rimanere aperte);
– ittero, dovuto all’immaturità del fegato;
– problemi digestivi, che comportano difficoltà nel succhiare dal seno il latte materno, abbinati alla mancanza di riflesso di suzione o deglutizione, nonché alla scarsa capacità dello stomaco. In questo caso si consigliano pasti frequenti con sondino o per infusione;
– immaturità del sistema di termoregolazione, che li obbliga a rimanere in incubatrice a circa 35 °C per mantenere stabile la loro temperatura corporea;
– infezioni, perché non dotati di un sistema immunitario sufficiente a evitarle. Per questo devono essere isolati e maneggiati in ambiente sterile;
– incapacità di sudorazione, perché le ghiandole sudoripare non funzionano ancora. Per tale ragione è necessario porli in ambiente umido;
– incapacità di produrre sangue a sufficienza, rendendo talvolta indispensabili le trasfusioni;
– incapacità di guarire del tutto se contraggono un’infezione.
Come aiutare il proprio bambino nato prima del termine
Se il parere medico è favorevole, è bene aiutare il proprio bebè ad affrontare la sua condizione rimanendo a contatto pelle a pelle con lui il più possibile. Così facendo il bambino può riscaldarsi e sentirsi emotivamente confortato, ritrovando tutte le sensazioni che conosceva dentro il grembo materno; la madre può godere di un attimo di tranquillità e intimità col proprio figlio, compensando “l’ingiusta sottrazione” a cui purtroppo è stata sottoposta.
Quando potrà tornare a casa?
Non è possibile definire una data precisa per il ritorno a casa, che dipende molto da caso a caso e dalle difficoltà che possono emergere durante il percorso in ospedale.
In linea generale, però, i nati prematuri possono lasciare l’incubatrice dopo aver raggiunto il peso di 2 kg e l’ospedale dopo avere raggiunto i 2,3 kg, se sono in grado di alimentarsi correttamente.
Durante tutto il periodo del ricovero, l’équipe sanitaria è tenuta a informare costantemente i genitori sulle condizioni del figlio e sulle conseguenze delle loro scelte. Se infatti i medici assicurano ai prematuri l’assistenza sanitaria necessaria, i loro responsabili restano sempre mamma e papà.
Si tratta di un periodo molto difficile in cui i genitori possono sentirsi smarriti, addolorati. In cui la madre potrebbe sperimentare sentimenti di forte ansia, paura, disperazione, sensi di colpa. Perché a tutte le emozioni naturali del post partum, si sommano l’allontanamento del bambino e le enormi preoccupazioni per la sua sopravvivenza e per la sua salute. Inoltre, gli orari di visita dei reparti di terapia intensiva neonatale potrebbero rendere molto difficile l’organizzazione familiare.
Se vi trovate in questa condizione, non esitate a confrontarvi con il personale sanitario, a cercare conforto nei vostri affetti e nel personale specializzato.
L’allattamento di un bambino prematuro è possibile?
A differenza di ciò che si è ritenuto tempo addietro, pure per i neonati prematuri l’allattamento materno esclusivo rappresenta la migliore alimentazione possibile.
Anche quando l’incapacità di suzione e di deglutizione, oltre al ricovero e all’ausilio di incubatrice, non rendono semplice l’impresa, è sempre possibile allattare il proprio bebè con specifiche tecniche che soltanto una consulente IBCLC certificata può garantire. E se non è possibile farlo immediatamente, si può comunque adeguare la propria produzione del latte per somministrarlo in un momento appena successivo (e senza sprecare quello che nel frattempo non si è potuto proporre).