È usanza comune acquistare una fascia post partum già durante la gravidanza, per inserirla direttamente nella valigia destinata all’ospedale, pronta per il lieto evento. Ma a cosa serve? È davvero utile? Ho provato a rivolgere queste e altre domande alla dottoressa Jlenia Caccetta, medico chirurgo specializzato in ginecologia e ostetricia, nonché responsabile dell’ambulatorio di Ginecologia e Ostetricia del poliambulatorio “Centro Medico Le Zagare” di San Giovanni La Punta (CT).
Dottoressa, cosa succede alla pancia della mamma dopo il parto?
“Durante la gravidanza i muscoli addominali si spostano per far spazio all’utero in crescita, creando una diastasi fisiologica. Dopo il parto, l’utero pian piano torna alla sua dimensione iniziale. Tuttavia la diastasi fisiologica rimane, ovvero i muscoli retti rimangono separati tra loro. L’addome, non essendo sostenuto come prima della gravidanza, può apparire morbido, gonfio e flaccido. Questo fenomeno è del tutto normale. Serve un po’ di tempo affinché i muscoli retti si riavvicinino nuovamente e riprendano il tono muscolare antecedente alla gestazione. Questo rimodellamento avviene solitamente in 3-6 mesi”
La fascia utilizzata per il post partum è una tradizione corretta?
“Nonne, mamme, suocere e amiche consigliano spesso di acquistare una fascia, una guaina o una panciera post partum da mettere nella famigerata borsa dell’ospedale, in modo da indossarla subito dopo il lieto evento allo scopo di ‘rimettersi subito in forma’, ‘rimodellare la pancia molle’. Arrivate in ospedale, però, i professionisti del settore (ostetriche e ginecologi) ne disincentivano l’utilizzo. A peggiorare ulteriormente la confusione generale, il fatto che altri professionisti, soprattutto in piccoli presidi ospedalieri, invece ne consiglino l’uso immediato, avvalorando i potenziali benefici di sostegno dei visceri addominali e della muscolatura per tutti le tipologie di parto.
Che fare? Dove sta la verità? Come sempre nelle evidenze scientifiche che abbiamo a nostra disposizione, ma che troppo poco sono conosciute e diffuse. Ne è riprova il fatto che, se facciamo una ricerca su Google, troviamo in 0,62 secondi 735000 risultati, la maggior parte dei quali riguarda i diversi modelli di panciere, fasce e guaine, classifiche sulla miglior fascia post partum del 2021, offerte di e-commerce. Ma dobbiamo arrivare fino alla terza pagina dei risultati di ricerca per trovare finalmente un articolo che si ponga il dubbio della sua efficacia, anche se non cita linee guida né fonti autorevoli”.
Cosa c’è di vero?
“In passato le tecniche chirurgiche del cosiddetto taglio cesareo erano molto invasive: si effettuava un’incisione longitudinale dell’addome e dell’utero sottostante con conseguente traumatismo muscolare, sovvertimento dei piani anatomici intermedi con conseguente recupero funzionale più lungo e spesso compromesso. Tale situazione rendeva utile un supporto esterno meccanico (fascia, guaina) che tenesse ben accostati tra loro i due margini della breccia chirurgica all’altezza di tutti gli strati anatomici, per evitare una deiescenza della sutura soprattutto quando la puerpera passava dalla posizione supina a quella seduta, nonché in fase di deambulazione. La fascia però – anche dopo un parto con taglio cesareo e pur partendo dal presupposto benevolo appena esposto di garantire una buona cicatrizzazione – se usata prima della mobilizzazione della puerpera ed usata tutto il giorno (o peggio finanche di notte) aumentava il rischio tromboembolico, già presente con il lungo post operatorio che caratterizzava questi interventi.
Le laparotomie trasversali odierne (Pfannestiel e Stark) che si utilizzano per il taglio cesareo sono quelle che più rispettano l’integrità muscolare, vascolare e nervosa. In più i materiali di sutura oggi utilizzati sono decisamente migliorati, essendo costituiti da fili intrecciati di seta e materiali riassorbibili. L’insieme di queste innovazioni garantisce migliori risultati funzionali ed estetici, con scarse complicazioni e minore dolore post operatorio, pur consentendo un ottimo accesso agli organi pelvici. Nella tecnica Stark addirittura lo scollamento dei piani anatomici avviene “a dito”, in maniera incruenta, permettendo così una cicatrizzazione ottimale e più rapida. Di fatti oggigiorno la mobilizzazione della puerpera cesarizzata è incoraggiata il prima possibile dal parto con l’ausilio di una fascia elastica, centrando bene la ferita chirurgica, ovvero collocandola al centro della fascia, che deve essere di materiale traspirante, senza stecche rigide e sufficientemente ampia in modo da non toccare con i propri bordi la ferita e sollecitarla, purché l’utilizzo avvenga solo in fase di sostegno al movimento attivo”.
E la fascia elastica cosa c’entra con il parto spontaneo? Fa bene o fa male?
“La fascia elastica non c’entra nulla con il parto naturale. Semplicemente la consuetudine associata al taglio cesareo è stata automaticamente mutuata anche per il parto naturale, consigliando alla donna l’uso della panciera o fascia post partum per ‘favorire’ la contrazione, l’involuzione dell’utero e il ‘rientro della pancia’. Ma con quali risultati? Pessimi. Un chiusura molto stretta del supporto elastico aumenta la pressione intra-addominale che determina sempre, in qualsiasi condizione, un danno a carico del pavimento pelvico.
Quando facciamo uno starnuto o un colpo di tosse o quando prendiamo in braccio il nostro bambino, contraiamo i muscoli dell’addome creando un vero e proprio torchio. In piedi, questo torchio spinge ancor più sul nostro pavimento pelvico, quel piano muscolare a forma di rombo che chiude in basso il corpo e il bacino osseo, che sostiene i visceri pelvici (vescica, utero, retto), garantendo la continenza e che rilassandosi ha permesso il parto spontaneo. Allo stesso modo, l’uso di una fascia stretta post-partum determina un aumento della pressione intra-addominale a discapito della zona pelvica, aumentando il rischio di prolasso degli organi pelvici (cistocele, isterocele, rettocele) e di incontinenza urinaria e fecale. La fascia inoltre impatta sul sistema respiratorio, linfatico e circolatorio.
La fascia elastica, aumentando la pressione intra-addominale, sposta il diaframma toracico verso l’alto, ostacolando la naturale escursione verticale (respirazione diaframmatica). Comprimendo i muscoli addominali, rende difficoltosa anche la respirazione addominale, preponderante in gravidanza ma anche nel puerperio nella fase di adattamento (esogestazione). La stazione eretta comporta di per sé un ridotto ritorno venoso e un ristagno di liquidi nel letto extravasale, determinando edemi agli arti inferiori. Condizione, questa, che fisiologicamente si può riscontrare nelle ultime settimane di gestazione (senza pensare necessariamente alla gestosi) e nei primi giorni del post partum. L’ossitocina, entrata in gioco durante il parto per far contrarre l’utero durante il travaglio, rimane ad alte concentrazioni ematiche nelle prime giornate e settimane di puerperio, per continuare a far contrarre l’utero (i cosiddetti morsi uterini), favorendo la sua involuzione fino alle dimensioni pregravidiche. L’ossitocina, però, ha un effetto contrario sulla tonaca muscolare dei vasi sanguigni (rilassandoli anziché contraendoli), comportando vasodilatazione e quindi ritenzione idrica, con edemi soprattutto concentrati sugli arti inferiori. Tale ritenzione idrica fisiologica è chiaramente peggiorata dall’uso della fascia che, comprimendo il letto vascolare, aumenta persino il rischio tromboembolico già presente di per sé nel puerperio”.
Quanto alla “pancia molle”, riacquisisce il suo normale tono con la fascia post-partum?
“Fasce, guaine e simili offrono sostegno alla parete addominale, andando a svolgere il lavoro che i muscoli addominali retti, obliqui e trasversi, fanno naturalmente, determinandone quindi un ipotono muscolare (peggioramento del tono muscolare). Possiamo dunque dire che dopo un parto naturale non sono espressamente consigliate, ma che vadano anzi preferite le mutandine di cotone a vita alta, sufficienti a dare una piacevole sensazione di contenimento. Nel caso del taglio cesareo, invece, l’utilizzo della fascia elastica post parto può essere utile nei primi giorni dopo l’intervento. Sui tempi di utilizzo, è bene osservare che ogni donna ha il proprio corpo unico e irripetibile e che per questo presenti una tempistica propria. A volte l’uso può prolungarsi per diverse settimane”.
Allora come si può far rientrare l’utero e intervenire sugli inestetismi addominali dopo il parto, senza controindicazioni?
“L’allattamento al seno dà la dose di ossitocina di cui la puerpera necessita affinché il suo utero involva rapidamente e si instauri il magico attaccamento mamma-figlio. Inoltre, allattare consente di bruciare le riserve di grasso addominale e viscerale appositamente accumulate durante la gravidanza. Un allattamento ben avviato, assieme a una corretta alimentazione e a una minima attività fisica regolare (ginnastica ipopressiva, ad esempio), sono davvero utili per tornare alla propria condizione di partenza e ridurre la diastasi dei muscoli retti dell’addome”.
È possibile prevenire gli inconvenienti?
“Il periodo del puerperio permette di identificare sia le donne che sono a rischio di sviluppare una disfunzione pelvi-perineale che quelle già affette, indirizzandole verso un percorso terapeutico adeguato. Dopo 40 gg dal parto (naturale o cesareo che sia) è sempre raccomandata una visita ginecologica di valutazione accompagnata eventualmente dall’inizio del piano di riabilitazione. È consigliabile effettuare una prima valutazione del pavimento pelvico già all’inizio del secondo trimestre di gravidanza per rilevare eventuali fattori di rischio di danno del pavimento pelvico, nonché una rivalutazione all’inizio del terzo trimestre di gravidanza, con la messa in atto di una rieducazione dello stile di vita, esercizi di Kegel, massaggi perineali, etc. Infine massima attenzione andrebbe riservata alla corretta gestione del travaglio e della fase espulsiva del parto (evitando, per esempio, la posizione supina obbligata)”
Puoi trovare la Dott.ssa Jlenia Caccetta al “Centro Medico Le Zagare” di via Montello 1 (Contrada Bottazzi) a San Giovanni La Punta (CT). Puoi contattarla al numero 392 73 50 517 o allo 095 741 5916.