Subito dopo il parto si tiene sotto stretto controllo la glicemia del neonato. Nella maggior parte dei casi, però, non vengono adottate le misure necessarie alla prevenzione dell’ipoglicemia del neonato e, quando questa si verifica, si è soliti procedere con la somministrazione di glucosio e latte artificiale.
È davvero questa la prassi adeguata?
10 anni di eccessive preoccupazioni. Come stanno davvero le cose
La tendenza a controllare continuamente la glicemia del neonato è un atteggiamento riscontrabile nella prassi seguita da ospedali e cliniche negli ultimi 10 anni.
Tuttavia, se non sussistono patologie gravi, l’ipoglicemia del neonato non è un’evenienza che deve allarmare perché:
- è fisiologicamente normale che la glicemia scenda una due ore dopo la nascita, per poi stabilizzarsi al suo standard;
- il test utilizzato per la misurazione del livello di zuccheri nel sangue non è affidabile e, solitamente, le strisce di carta tendono a sottostimarne il valore reale;
- nella maggior parte dei casi, basta il semplice latte materno per risolvere l’inconveniente.
Ne consegue che i bambini nati a termine, con un peso almeno sufficiente secondo la media dei nuovi nati, dopo una gravidanza e un parto senza particolari complicazioni, non necessitano di vedere misurata la loro glicemia. Tra l’altro il test può essere doloroso e stressante per il piccolo e per i genitori, in un momento già delicato per definizione.
Prevenire l’ipoglicemia del neonato
Ciò che è opportuno fare, invece, è occuparsi della prevenzione dell’ipoglicemia del neonato, osservando semplici ma preziose prescrizioni che la natura ci impone:
- fare il possibile affinché la gravidanza segua il giusto decorso, arrivi al suo termine e dia alla luce il bimbo in maniera naturale se non sussistono motivi gravi che lo impediscano;
- assicurare al bebè il contatto pelle a pelle con la propria madre, sin dai primi istanti di vita, ma anche l’accesso al seno immediatamente dopo la nascita;
- offrire al neonato il colostro materno per fornirgli le energie e le difese immunitarie necessarie al suo mantenimento, per avviare l’allattamento, per garantire la stabilità dei valori ematologici;
- evitare nella mamma la somministrazione per via endovenosa di liquidi contenenti glucosio.
In questo breve video si parla dei benefici del contatto pelle a pelle dei bimbi prematuri ma questa pratica e valida anche per i bimbi nati a termine.
La terapia per il neonato ipoglicemico
Se il neonato è ipoglicemico e non sembra migliorare, nonostante l’allattamento, è bene che riceva un’infusione endovenosa di glucosio piuttosto che il latte artificiale. Il latte in formula, infatti, non garantisce che lo zucchero nel sangue aumenti e, invece, ostacola l’allattamento naturale, l’unico in grado di intervenire positivamente. Le evidenze scientifiche ci hanno dimostrato come i bebè allattati naturalmente presentino una quantità significativamente maggiore di chetoni rispetto a coloro che vengono allattati artificialmente.
Ospedali e cliniche dovrebbero poter offrire latte materno disponibile in loco, anche di donne diverse dalla madre, che possa fungere da integratore, se necessario. A tal proposito, il colostro può essere estratto anche prima del parto e conservato in maniera adeguata, per offrirlo in dosi maggiori dopo la nascita.
Se la mamma è diabetica
Se non è necessario controllare la glicemia del neonato nato in condizioni normali, è invece opportuno eseguire esami approfonditi quando la mamma è diabetica ( non nel caso di diabete gestazionale). Il diabete nella madre, in particolare il tipo1 noto come insulino-dipendenza giovanile, è una situazione ad alto rischio per il bambino. Questo perché durante la gravidanza viene esposto a un tasso glicemico alto che può impedire la formazione di chetoni, acido lattico e acidi grassi liberi nel suo corpo.
In questi casi specifici, la glicemia va attenzionata già nel corso della gestazione, così come durante il travaglio e il parto. Inoltre, la mamma diabetica a partire dalla 35esima settimana di gravidanza può estrarre il colostro dal suo seno, conservandone 30-40 millilitri prima della nascita. Questi possono essere utilizzati per controllare gli zuccheri nel sangue del bebè, integrandoli al colostro/latte materno ricevuto dopo la nascita; una soluzione più sana e funzionale rispetto al latte formulato.