Da decenni il biberon è associato, alla buona cura e alla tranquillità del bebè. I neonati sembrano non riuscire a fare a meno di ciuccio e biberon per calmarsi e per alimentarsi.
Ma, è davvero questa la realtà? Le madri che allattano i propri figli necessitano del biberon? Dopo lo svezzamento è imprescindibile che il bebè lo accetti?
Nel corso della sua esperienza sul campo, una consulente di allattamento IBCLC ha constatato che persino le madri che intendono allattare al seno i propri figli siano già munite di biberon e tiralatte, oggetti che spesso vengono acquistati prima del parto col primo pacco di pannolini.
Tiralatte, Biberon, Allattamento: una triade perfetta
Il tiralatte, può essere molto utile in diverse occasioni e può rappresentare in alcuni casi una strategia terapeutica, ma non è né necessario, né obbligatorio. Spesso le donne lo utilizzano per affrontare problemi transitori nel corso dell’allattamento, problemi che potrebbero essere risolti anche con i consigli di un professionista.
Dopo vent’anni di attività di consulenza, ho registrato un vertiginoso incremento dell’uso del tiralatte. Tale dato mi spinge a chiedermi se, a livello sociale, vi sia un irrazionale convincimento circa l’associazione allattamento-tiralatte-biberon.
Stando ai dati statistici, pare che molte donne comprino o affittino il tiralatte perché spinte da false credenze culturali del gruppo sociale di appartenenza, o spinte dalla tendenza insita nell’essere umano di aderire alle abitudini del proprio gruppo, alla psicologia, l’etnologia e la sociologia.
L’allattamento al seno è una pratica fisiologica, un atto innato, un’abitudine acquisita trasmessa da donna a donna in tutte le culture.
Negli anni ’70, meno del 40% delle donne intraprendeva un percorso di allattamento naturale, questo comporta che molte generazioni di donne non sono state mai allattate e non hanno allattato a loro volta i propri figli.
I bambini sono stati nutriti attraverso il biberon in un’epoca in cui il biberon era lo standard seguito.
Tale norma sociale ha conseguito il fallimento dell’allattamento di molte madri che avrebbero voluto andare controcorrente. Consigli inappropriati e mancanza di fiducia nei confronti del gesto puramente naturale qual è l’allattamento, hanno spinto le donne ad accreditare il biberon e il latte in formula, come unica soluzione possibile per la nutrizione del proprio bebè.
Oggi l’informazione sui benefici e i vantaggi dell’allattamento al seno, è stata divulgata senza riserve e le mamme sono motivate nel voler dare il meglio al proprio bambino allattandolo in modo consapevole.
Alle madri manca l’assistenza pratica che le supporta e le incoraggia in questo percorso in cui l’allattamento al seno è un’esperienza unica e piacevole sia per la madre che per il bambino.
Il nostro sostegno aiuta le madri a superare gli ostacoli in modo che possano allattare anche in caso di difficoltà.
La fiducia immeritata ai supporti per l’allattamento.
Se i consigli delle altre madri possono essere di conforto morale, non possono fornire delle indicazioni cliniche atte ad avviare e mantenere correttamente l’allattamento del singolo caso specifico.
Oggi molte neo-mamme si rivolgono agli operatori sanitari certe di poter ricevere l’aiuto che desiderano.
La formazione degli operatori sanitari è molto debole in materia di allattamento, basti pensare che di fronte a un problema, ricorrono immediatamente all’integrazione di strumenti che poco riguardano l’allattamento, come paracapezzoli e tiralatte.
Dopo il parto, inoltre, mamma e bebè vengono lasciati tra le mura domestiche senza un supporto professionale adeguato.
Non esiste un’assistenza pratica, atta a consentire la continuazione dell’allattamento come esperienza piacevole, così come dovrebbe essere.
Il Centro Allattamento nella figura della IBCLC è qui per sostenere, incoraggiare e fornire un aiuto concreto alle madri che altrimenti rimarrebbero deluse e smetterebbero di allattare.
L’allattamento sospeso a un filo
L’allattamento al seno è il modo più naturale che abbiamo per nutrire il proprio neonato fin dall’inizio dei tempi.
Bisognerebbe chiedersi perché molte donne non riescano serenamente ad allattare i propri figli, a tal proposito, è molto utile la lettura dell’articolo “L’avvio dell’allattamento è sospeso a un filo”.
Sin dai tempi più remoti, l’allattamento non sempre è stato così facile e spontaneo per le donne, se prima la soluzione proposta dalla società risiedeva comunque nel latte umano attingendo all’aiuto di una balia o di una nutrice, oggi la soluzione è il biberon accompagnato dal tiralatte o dal latte artificiale.
Tiralatte e paracapezzoli per risolvere i problemi di allattamento iniziali
Dopo i primi giorni dal parto, l’allattamento può non decollare, la mamma può incontrare difficoltà come ingorghi e ragadi, in questi casi viene spesso consigliato l’uso del tiralatte che può scaturire in un intervento sbagliato.
Il tiralatte può solo minare la fiducia e l’autostima della donna nelle sue competenze, causare dolore e non drenare ugualmente il seno e salvo che aumentare ulteriormente la produzione del latte espone la donna a successivi ingorghi. In altri casi vengono consigliati i paracapezzoli, comportando altri disagi.
Una mamma che riconosce una difficoltà nel nutrire il proprio bambino, capisce che qualcosa non sta andando come la natura ha previsto e il bebè rischia di non essere nutrito correttamente.
Se alla richiesta di aiuto della donna viene suggerito l’uso del tiralatte, un metodo sicuramente più veloce rispetto al tempo impiegato per l’estrazione manuale del latte, i problemi vengono peggiorati o messi a tacere temporaneamente.
Lo stesso può dirsi dei paracapezzoli, spesso si attribuisce la difficoltà di attacco al seno alla forma del capezzolo, alla pigrizia del neonato o alla ridotta misura del suo cavo orale. Comprendere la vera causa del problema e lavorare insieme per trovare una soluzione significa agire tempestivamente per migliorare la qualità del proprio allattamento.
Nel corso della mia pluridecennale esperienza lavorativa, in qualità di consulente in allattamento, ho dedotto che il desiderio maggiore di ogni mamma è quello di poter procedere nel suo allattamento con fierezza, autonomia, orgoglio.
Ogni giorno, incontro madri diverse che affrontano una vasta gamma di problemi di allattamento al seno e mostro loro come è possibile continuare e migliorare l’esperienza, anche quando tutti gli altri dicono loro di arrendersi.
Dal parto a casa
Ingorgo, perdita di peso del bambino, sensazione di scarsa produzione del latte, notti difficili, pianto del bebè, la risposta nell’immediato a tutti questi disagi, consigliata da tutti è quella di verificare se la quantità di latte data al bebè è sufficiente e offrirla inoltre tramite il biberon.
L’ausilio del biberon permette di avere un maggior controllo della situazione, consente di vedere, in tempo reale, sia la quantità di latte che viene estratto dal seno della madre sia quello ingerito dal bambino.
Gli operatori hanno imparato, osservando questi apparenti parametri, a calcolare quanto latte offrire e come offrirlo.
A casa, la mamma ha già appreso il metodo di verificare la quantità di latte da dare al suo bambino; continuando a utilizzare sempre più il tiralatte, il biberon, i paracapezzoli compromettendone il suo allattamento.
Alcune donne, per pudore, preferiscono estrarre il latte e offrirlo col biberon, il tiralatte consente di estrarre il latte a casa e di offrirlo col biberon fuori casa.
Ai giorni nostri i ruoli si sono invertiti, dare il latte con il biberon è diventato una normalità mentre allattare al seno è diventato una scelta di poche.
Per questi e altri motivi, l’Italia, la Francia, la Spagna e l’Irlanda mantengono un tasso basso di neonati allattati al seno. Nonostante la ricerca scientifica continui a raccomandare l’allattamento esclusivo al seno almeno fino ai 6 mesi di vita del bambino e ne metta in risalto la qualità nutrizionale, è sempre presente nelle madri la paura di non avere latte a sufficienza o sufficientemente nutriente.
Biberon in assenza di mamma
Anche quando l’allattamento è ben avviato, nella maggior parte delle famiglie arriva subito un altro problema: il ritorno a lavoro della mamma.
Secondo quanto previsto dalla legge in Italia, le mamme dovrebbero rientrare al lavoro al terzo mese di vita del bambino, altre volte al quarto o quinto mese, o comunque, entro i primi 6 mesi dalla nascita del bebè.
Il rientro a lavoro necessita una nuova organizzazione su:
- come potersi separare dal bambino
- come nutrirlo in sua assenza
- come conciliare il lavoro esterno all’attività di mamma
L’unica disposizione normativa prevista, per cercare di salvaguardare la salute di mamma e bebè, sono soltanto le due ore di allattamento al giorno, fino al compimento del primo anno di età del bambino.
A differenza dell’uomo, la donna vive il conflitto interiore tra la figura di mamma, di moglie e donna, con tutte le difficoltà che ogni ruolo comporta.
La mamma desidera offrire il miglior latte e le migliori cure al proprio bambino, ma desidera anche poter continuare il percorso della sua professione.
Alcune mamme si convincono che il latte artificiale sia un ottimo sostituto e che non sia opportuno sentirsi in colpa, altre optano per l’uso del tiralatte, per offrire ugualmente il latte materno al proprio figlio.
Qualunque sia la scelta considerata, il biberon diventa lo strumento di alimentazione in sua assenza.
L’allattamento naturale al seno, per essere funzionale e adeguato deve corrispondere alle richieste del bambino. Questa è una delle chiavi del successo dell’allattamento.
La società odierna non contempla le esigenze del neonato ed è organizzata in funzione della massimizzazione dei profitti. La separazione precoce della madre dal suo bebè viene considerata come una situazione normale e ci si attende che il bimbo sia capace di mangiare presto da solo.
Fin dalla nascita del bebè siamo equipaggiati di baby monitor, culla, luce notturna, ciuccio, rumori bianchi in applicazioni telefoniche, e biberon che tra tutti questi è quello che ha origini più antiche, quello che è considerato ormai la norma sociale della separazione, l’elemento necessario per l’autonomia del neonato.
Non solo latte
La dieta esclusiva di latte è consigliata fino ai 6 mesi di vita, trascorso questo tempo, il bambino può iniziare lo svezzamento, ovvero, introdurre altri alimenti che supportino la sua alimentazione.
La mamma, dopo i 6 mesi, potrà trovare soluzioni differenti e appropriate, in sostituzione del biberon di latte o dell’allattamento al seno.
Il cibo solido o semi solido è il miglior alleato per una mamma che si deve assentare da casa, facilmente apprezzato dal bambino che attenderà il rientro della madre per poi essere allattato direttamente al seno.
In assenza della madre, il neonato ha comunque bisogno del contatto fisico, di una persona che sia in grado di cullarlo, confortarlo che possa temporaneamente sostituire la figura della sua mamma.
Un nuovo modo di comunicare
Internet, i social stanno diventando elementi sempre più presenti nella vita quotidiana dell’essere umano.
Quasi tutte le madri, ormai, scambiano la propria esperienza su community, forum, blog, gli stessi canali vengono spesso utilizzati anche per reperire informazioni scientifiche e terapeutiche.
Esiste un gran numero di forum di discussione sull’allattamento al seno su internet, grazie a Google, sono stata in grado di identificare più di due milioni di riferimenti che corrispondano alla voce allattamento.
È possibile misurare e accettare come vera l’influenza di una letteratura che produce norme sociali, basandosi non sulle pratiche da seguire, bensì sulle pratiche maggiormente seguite o, addirittura, raccontate?
Occorre un’analisi precisa del discorso sostenuto dalle associazioni, circa la questione del rapporto tra attività professionale delle donne e allattamento al seno.
L’avvento di internet ha contribuito al consolidarsi dell’uso di tiralatte e biberon, che sono diventati oggetti di consumo della società e indirettamente il fallimento dell’allattamento al seno.
Si assiste a una crescita della domanda da parte di mamme e operatori sanitari, domanda a cui i produttori rispondono con estrema facilità e interesse.
Strumenti tecnologici in allattamento
Il tiralatte è venduto in farmacia o nei negozi attrezzati, dove il personale spesso non è adeguato a consigliarne né l’acquisto né l’uso corretto.
Nell’ultimo decennio, fornitori specializzati lavorano con ostetriche, consultori familiari per i corsi preparto e consulenti in allattamento “non è il mio caso”, creando un business di servizio di supporto tecnico per aiutare le madri nell’uso del tiralatte.
La tecnologia di questo prodotto è sempre in via di sviluppo, si cerca infatti di imitare quasi il ciucciare del neonato, lo sponsorizzano attraverso i social e le mamme sono sempre più indotte al loro acquisto nonché alla condivisione della propria esperienza.
Il risultato è un sistema che rende difficile il reperimento della corretta informazione,
la competenza della donna in merito alle sue capacità e al suo corpo ne risente, tanto che la stessa si affida al tiralatte come se questo fosse garanzia di qualità ma soprattutto di quantità.
Grazie al tiralatte la mamma estrae il proprio latte, lo conserva, ne fa una scorta da dare in seguito con il biberon.
La società capitalistica, mette in commercio macchine al servizio dell’uomo, in grado di sostituire il suo lavoro, basti pensare alla lavatrice, alla lavastoviglie, al computer, che permettono di migliorare i tempi di vita.
In modo analogo anche l’allattamento viene percepito come un’attività dispendiosa in termini di tempo e fatica, tanto da richiedere sempre più spesso l’intervento della tecnologia.
In qualità di consulente in allattamento IBCLC, posso affermare che per le donne italiane, oggi, riuscire ad allattare esclusivamente per 6 mesi e proseguire per almeno 2 anni è un’impresa non facile.
L’osservazione delle diverse esperienze mette in luce come, accanto al biberon anche il tiralatte sia diventato uno strumento che consente di conciliare la vita di donna lavoratrice e di madre nutrice.
Quello che appare triste è che la società lasci poco spazio all’allattamento inteso come relazione mamma bebè.
Una consulente in allattamento attenta alle esigenze di tutta la famiglia può far comprendere, con una prova pratica, come la soluzione non risieda certo nell’uso di strumenti tecnologici.
Riconoscere i ruoli e diritti della donna, rispettarli e costruire con la sua famiglia un nuovo equilibrio è il primo passo per permettere un allattamento felice, senza che nessuno debba rinunciare ai propri spazi e alle proprie esigenze.
Se la società non è in grado di offrire un corretto supporto a tale scopo, nonché un’accurata e veritiera informazione, è necessario costruire la migliore soluzione possibile per il singolo caso.
9 Commenti. Nuovo commento
Ricordo che ho pianto la prima volta che abbiamo dovuto usare un biberon per alimentare la mia bambina. Poi abbiamo conosciuto Grazia e il suo sondino che in 15 giorni ci hanno salvati. Io non sono mai riuscita a nutrire mia figlia con il biberon, neanche a 5 mesi, quando estraevo fiumi di latte da lasciare a mia madre mentre ero al lavoro. Lo abbiamo usato giusto lo stretto indispensabile. Adesso la mia bimba beve dal bicchiere qualsiasi liquido. La soddisfazione di vederla crescere con solo il mio latte è stata tanta e ancora adesso a 14 mesi, allattarla per me è gioia e gratificazione.
Ho allattato il mio primo figlio per 2 anni e mezzo finché un giorno lui stessa ha deciso di interrompere. Non ho mai dato biberon. Ne durante ne dopo l’allattamento. Ho ripreso a lavorare quando aveva 9 mesi. Lo lasciavo al nido. Li beveva acqua nel bicchiere. Lo allattavo quando ritornavamo a casa. La mia seconda bambina ha quasi 5 mesi e neanche lei ha mai conosciuto il biberon. Non credo sia essenziale. Se la mamma si deve allontanare dal bimbo esiste diversi modi per somministrare il latte materno.
Ho allattato mio figlio per 15 mesi, non ha mai voluto né biberon né ciuccio. Per calmarsi bastavano le coccole e gli abbracci di mamma e papà ?
Mio figlio alla nascita è stato subito incubato e ricoverato in utin, ho dovuto aspettare un po’ prima di sfiorarlo e infine stringerlo al petto, l’unico modo che ho avuto per fargli assaporare il mio colostro e poi latte (e per far partire una lattazione corretta) è stato l’uso del tiralatte elettrico che mi hanno fornito in ospedale e che ho poi acquistato alle mie dimissioni in maniera tale da poter tirare il latte a casa e poter portare a mio figlio un po’ di scorta (cosa facevano in utin col mio latte nn saprei, ma di certo facevano allattamento misto con l’artificiale).
Quando ho potuto finalmente prendere in braccio mio figlio la prima cosa che ho fatto è stato attaccarlo al seno! E con l’aiuto delle neonatologhe e qualche brava ostetrica mi sono messa comoda ed ho sfamato mio figlio non solo di latte “alla spina“ (come lo chiamo io) ma anche del calore e dell’amore che si trova solo fra le braccia della propria mamma. Sfamato lui, sfamata io dei miei più grandi desideri!
Tornati a casa ho proseguito un po’ col tiralatte per vedere le mie quantità di produzione e le sue quantità di sazietà. Ho subito “terrorismo psicologico“ da tutte le parti! (il tuo latte non è sufficiente, il tuo latte non è nutriente, il tuo latte nn gli piace, lo lasci morto di fame, etc.) ho comprato l’artificiale per un pó, i primi due mesi mio figlio dormiva nella sua culla, prendeva il biberon (o con il mio latte o con la formula) ed in più io “sorda a tutti” nn perdevo occasione per offrirgli il seno (ho dovuto comprare anche i paracapezzoli che ho usato 3 giorni per favorirgli il passaggio da biberon a seno), senonchè un giorno mio figlio ha deciso: detesto il biberon piuttosto nn mangio, voglio esclusivamente il seno! Da quel giorno dorme nel lettone (sarà pigrizia mia? Probabile ma almeno dormiamo un pochetto).
Evvivaaaa dico io! Non immaginavo quanto fosse impegnativo per milioni di motivi. Siamo andati avanti così fino all’inizio dello svezzamento, seno e prime pappe. Anche oggi che ha 9 mesi mostra un po’ di difficoltà ad accettare il biberon (da me preferisce il cucchiaino, il biberon lo prende solo in mia assenza perché dopo 7 mesi sono rientrata a lavoro e ogni tanto glielo riempio col mio latte tirato, ma poi c’è la nonna che aggiunge 2/3 biscotti).
La formula artificiale la uso per fargli le pappette cremose da mangiare col cucchiaino che prontamente finiscono 80% dappertutto e 20% nel suo stomachino.
P.s: il ciuccio lo ha preso 5 giorni in incubatrice poi rifiuto totale! Col pancione avevo già ricevuto in regalo un sacco di ciucci e relative catenelle mai usati! Ogni tanto penso che sarebbe meglio che prendesse il ciuccio anziché il seno soprattutto nei giorni in cui stanno estrudendo altri dentini. Ma figuriamoci! Come il seno della mamma non ce n’è! Tanta pazienza e sconfinato amore.
L allattamento vissuto senza orologio, bilancia e rompi scatole, è solo felicità e semplicità. Il biberon non serve mai. Mio figlio (20 mesi), ancora allattato, non ha ne cuccio ne biberon. È molto indipendente, dorme con piacere a casa dei nonni, non è dipendente dal seno come tanto lo possono pensare. Ho già tirato il mio latte quando era più piccolo per poter farlo tenere (ancora non mangiava cibo) ma era raro… il biberon, non è una cosa normale…
Ho allattato il mio primo figlio con tanti sforzi e sacrifici (non avevo un clima di sostegno e supporto in famiglia,tutti pro biberon e LA,perché “secondo me Matteo non sta crescendo bene,non sai quanto ne beve..è sempre attaccato vuol dire che non gli basta”) 15 mesi (i primi 6 allattamento esclusivo),ho poi ceduto alle pressioni familiari per dargli il ciuccio che ha preso a 2mesi di vita. La mia è stata una scelta individuale,desideravo dare il meglio al mio bambino contro ogni stereotipo sociale che vuole la mamma “svincolata” da chi ha tenuto con amore 9mesi nel pancione. E allora niente biberon neanche per l’acqua con lo svezzamento,solo cucchiaino e “bicchiere magico” con un sistema che insegna gradualmente a bere come un adulto. Con la mia secondogenita ho avuto da subito un problema di attaccato al seno e nonostante profonde ragadi,con determinazione ho proseguito per 8 giorni dalla nascita finché,stremata dal dolore ho contattato Grazia: ci ha salvate. Ha salvato me,la prosecuzione di un sereno allattamento e soprattutto la nutrizione della mia piccolina,lei si è subito accorta che Sara aveva il frenulo talmente corto da non riuscire ad uscire la lingua (cosa che in ospedale nessuno aveva notato,nonostante le mie richieste),così nel corso della stessa giornata mi ha prenotato visita con taglio del frenulo da una pediatra privata e da lì tutto è cambiato!! 5 mesi di allattamento esclusivo senza bilancia e orari,ma solo a richiesta…a volte non è facile soprattutto perché cado nel tranello del senso di colpa mei confronti del suo fratellone treenne perché sarebbe più semplice delegare al papà/nonni con il biberon…..ma so quanto quest’atto d’amore sia importante per entrambe e non demordo! Niente ciuccio,ma coccole,abbracci in fascia….
E poi,mamme,allattare al seno è così naturale,pratico ed economico (cosa non di poco conto in effetti?) lattuccio sempre pronto e alla temperatura giusta! Forza e coraggio!
Mia figlia ha 13 mesi e ancora la sto allattando, praticamente solo la notte e ogni volta che vuole dormire, infatti molti mi dicono che la bimba cerca il seno non per fame, ma come ciuccio, fatto sta che il biberon non lo accetta se gli metto dentro il latte, mentre lo prende se gli do dell’acqua, ho provato biberon di ogni tipo con ogni forma di tettarella possibile, ma lei niente, quindi anche volendo smettere l’allattamento come faccio? Non beve più latte? E poi è così bello e naturale allattare
Ho allattato la mia bimba 15 mesi, non voleva biberon assolutamente se non per l’acqua. Prendeva il ciuccio quando piangeva. La cosa più difficile e pesante le persone che sono sempre pronte a giudicare. (ancora allatti? Ma basta ormai è acqua, non nutre più, è grande per la tetta ?) beh ogni mamma si deve sentire libera di fare ciò che sente e le persone dovrebbero imparare a parlare meno.. tra pochi mesi inizierò la mia seconda meravigliosa esperienza con un altro cucciolo in arrivo e stavolta ho più maturità, forza e consapevolezza per decidere da sola per il bene dei miei figli e mio…
Due cesarei e due allattamenti al seno iniziati con molta difficoltà. La prima volta ero andata in ospedale senza ciucci biberon e tiralatte, ma il secondo giorno ho fatto comprare il tiralatte xche era l’unico modo x dare il mio latte alla bambina. La seconda volta l’ho portato in valigia. Ho odiato attaccarmi a quella pompetta ma l’ho amata come strumento per dare il migliore nutrimento ai miei bimbi. Il biberon poi, che sia di latte materno o artificiale, é necessario per le mamme che lavorano…